C’è qui un giovane!

Pubblicato giorno 14 novembre 1019 - Giovani, Parliamo di

Articolo di Fabrizio Pepino pubblicato sul settimanale diocesano La Guida del 14/11/2019

C’è qui un giovane! Tu, parrocchia/comunità, cosa fai?

Giovani, giovani e ancora giovani. Non stiamo parlando di un “tormentone” noioso e ripetitivo, per quanto il discorso sia cominciato già nella prima storica assemblea parrocchiale dell’anno scorso, quanto piuttosto di un tema che sta molto a cuore alla comunità parrocchiale, che non per nulla da qualche mese ha cominciato a concentrare la sua attenzione all’educazione alla fede delle nuove generazioni.

Insomma, se l’assemblea 2018 era servita soprattutto a prendere coscienza che la situazione giovanile era un argomento strategico per il futuro (sopravvivenza?) stesso della parrocchia, quella del 2019 è stata interamente dedicata a loro.

“C’è qui un giovane! Tu, parrocchia/comunità, cosa fai?”, è stato il titolo che ha fatto da cappello non solo all’assemblea del 26 maggio scorso, ma anche alla seconda settimana formativa svoltasi a cavallo di settembre e ottobre.

Se l’assemblea è servita soprattutto a mettersi in discussione ponendosi reciprocamente delle domande (Noi giovani cosa vogliamo regalare, imparare, ci aspettiamo dagli adulti? Noi adulti cosa vogliamo regalare, imparare, ci aspettiamo dai giovani?), la settimana formativa ha rappresentato un’occasione di mettersi in ascolto di alcune esperienze (Oratorio Salesiano, Scoutismo, Comunità Papa Giovanni XXIII) e di alcune persone (don Mattia Dutto, don Carlo Occelli), col desiderio di raccogliere semi da coltivare.

Qualche seme, a dire il vero, era già stato gettato l’anno scorso e i primi frutti si sono già cominciati a vedere. La scelta di introdurre in oratorio una figura di educatrice professionale, ad esempio, capace di svolgere allo stesso tempo sia la funzione di coordinatrice che di formatrice degli animatori, è stata molto apprezzata dai diretti interessati e sta portando risultati molto positivi, ma siamo tutti consapevoli che non è sufficiente, che dobbiamo provare a percorrere anche altre strade.

Naturalmente non è facile capire quali, come del resto resta difficile per gli adulti tentare di dialogare con i giovani senza porsi in una posizione di superiorità, superare cioè il format professore-studente, alzarsi dalla cattedra per sedersi nei banchi, riuscire davvero a mettersi in ascolto riconoscendo senza pudori la propria ignoranza nei confronti di una visione del mondo completamente diversa (più vera?).

Dall’altra parte, è inutile che gli adulti si siedano nei banchi se dietro la cattedra non arriva nessuno. Per dire che, a conti fatti, i grandi assenti di queste prime “prove di dialogo” (dall’assemblea alla settimana formativa) sono stati proprio loro, i giovani, l’oggetto di tutte queste attenzioni, i veri protagonisti, i predestinati a dare un futuro alla nostra comunità parrocchiale.

Non serve giustificarsi o puntare il dito, il problema non è di chi è la colpa. Proviamo, adulti e giovani insieme, a trattenere accuse e giustificazioni, far tacere il nostro io, agire senza parlare, passare all’azione mettendoci in ascolto. In mezzo a tutto questo rumore quotidiano, forse il silenzio può essere uno degli ultimi modi per riuscire ad attirare l’attenzione dell’altro.

Fabrizio Pepino