
Domenica 10 settembre 2023 Mt 18,15-20 XXIII DEL TEMPO ORDINARIO
Omelia di don Carlo
Gesù oggi ci incontra e ci fa incontrare. Lui è venuto sulla terra per questo: incontrarci e farci incontrare tra di noi come fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre. Lui ci invita a diventare strumenti di pace e percorrere tutte le strade che conducono al cuore del Padre dove regna l’amore e dove i nostri cammini si incontrano… Qui nel cuore del Padre ci scopriamo fratelli e sorelle di ogni persona.
Gesù ci invita a superare lo scontro con l’incontro. Si tratta di un cammino di correzione e riconciliazione tra quanti sono in conflitto, tra l’offeso e l’offensore. Un cammino personale e comunitario. Quando un membro della chiesa con il suo peccato contamina la comunità, dà scandalo, ostacola la vita cristiana, va corretto in un clima di comunione. La comunione esige un serio impegno, anche una fatica, ed è questione di essere responsabili e custodi anche dell’altro.
Gesù viene sulla terra per incontrarci e per farci incontrare tra di noi. Negli ultimi tre anni di vita incontra molte persone e fa incontrare molte persone tra di loro. Mette insieme persone differenti a cui affida il suo messaggio di amore da far giungere ad ogni uomo e ogni donna nelle più lontane periferie dell’universo. Prima di lasciarci dona il suo Spirito, una potente energia divina che favorisce l’incontro e mette nelle nostre attività la nostalgia dell’Eterno. Noi, discepoli di Gesù, siamo convinti che Egli è presente in ogni nostro incontro per favorirlo e animarlo!
Nella chiesa di Gesù non possiamo starci in una maniera qualunque, per abitudine, per inerzia, per paura, per tradizione. I cristiani non possono che vivere ‘riuniti nel nome di Gesù’, per imparare da lui, convertendosi a lui, nutrendosi del suo Vangelo. Noi cristiani esistiamo per mantenere viva la memoria di Gesù. La maniera migliore per rendere presente Gesù in mezzo a noi è stare uniti tra di noi nel suo nome, agire nel suo nome, mossi dal suo Spirito. La chiesa oggi ha tanto bisogno del buon esempio della comunione dei cristiani che vivono uniti da Gesù, riuniti nel suo nome.
Gesù è la roccia che dà stabilità alle nostre relazioni buone. Trasforma l’io e il tu in un noi! Ci suggerisce il cammino per essere comunità, famiglia, amici veri. Alla luce del Vangelo evidenzio quattro indicazioni che ci possono aiutare a vivere uniti tra di noi nel nome di Gesù:
1) Fare il primo passo. L’amore vero è un regalo gratuito che non aspetta la risposta dell’altro, né si lascia condizionare dalle scelte dell’amato. L’amore non esige il contraccambio. Dio ci precede sempre, ci viene incontro e ci perdona per primo. Dio non si lascia bloccare dai nostri rifiuti, ma sempre ci viene incontro.
2) Dialogare, percorrere tutte le strade che ci conducono all’incontro. Il dialogo ha il potere di trasformare gli scontri in incontri. L’incontro è l’unica vera soluzione allo scontro! L’incontro elimina lo scontro. Il dialogo si misura sull’amore che doniamo e mette nel cuore dell’interlocutore il desiderio di rispondere con amore. L’amore di Gesù è contagioso! Dialogando costruiamo ponti per incontrarci, conoscerci, stimarci a vicenda ed aiutarci a raggiungere Gesù.
3) Diventare strumenti di pace. Il mondo in cui viviamo ha urgente bisogno di uomini e donne capaci di riconciliazione e di pace, capaci di creare relazioni nuove e vere, capaci di imparare da Dio a fare cose umanamente difficili come perdonare i nemici e pregare per coloro che ci fanno del male… Le energie che impieghiamo per fare il bene non sono mai sprecate, sono investimenti preziosi nella costruzione di un mondo migliore (Regno di Dio). Oggi c’è tanto bisogno di presenze di pace!
4) Investire in fraternità. Renderci conto che siamo fratelli perché preghiamo lo stesso Dio chiamandolo Padre nostro, padre dell’umanità! La fraternità si costruisce giorno dopo giorno nella pazienza delle piccole rinunce a noi stessi. Una famiglia che investe in fraternità supera tante difficoltà. Una comunità che investe in fraternità cresce bene. Un paese che investe in fraternità supera tutte le crisi. Un mondo che investe in fraternità diventa ogni giorno più giusto. La fraternità ci rende liberi, ci dà forza nelle difficoltà della vita. Gli amici che conquistiamo su questa terra sono un investimento prezioso nella costruzione del Regno di Dio.
Lasciamoci incontrare da Gesù e lasciamoci aiutare ad incontrarci per quello che siamo realmente: fratelli e sorelle tra di noi, figli dello stesso Padre. È dando che si riceve, è perdonando che si è perdonati, è amando che si riceve amore, è comprendendo che si è compresi.
Ogni sera prima di addormentarci domandiamoci: Oggi mi sono lasciato incontrare da Gesù? Quando? Dove?
Preghiere
- Ti affidiamo, Padre, la Chiesa e coloro che in essa sono chiamati a servire la comunione, aiutali a mantenere viva la memoria di Gesù col buon esempio e una vita coerente con il Vangelo che annunciano. Preghiamo
- Ti affidiamo, Padre, il mondo in cui viviamo e le tante persone che soffrono: i popoli in guerra, le vittime di ogni forma di discriminazione, i migranti costrette a lasciare la loro casa e il loro paese, i bambini che soffrono la fame, gli anziani soli ed abbandonati, gli ammalati terminali… Preghiamo
- Ti affidiamo, Padre, il pianeta terra nostra madre che ci alimenta e ci sostiene: aiutaci a rispettarla e prendercene cura per consegnarla un giorno alle giovani generazioni migliore di come l’abbiamo ricevuta. Preghiamo.
- Ti affidiamo, Padre, i nostri giovani e i nostri ragazzi che riprendono la scuola e le tante attività del tempo libero: dona loro la sapienza necessaria per approfittare al massimo e con gratitudine, delle tante e belle opportunità che hanno. Preghiamo.
- Ti affidiamo, Padre, tutti noi riuniti per la messa: aiutaci a lasciarci incontrare da Gesù ed imparare da lui a costruire una comunità di fratelli e sorelle col cuore aperto ed accogliente. Preghiamo.
Il commento di Sandro Gallazzi
Paolo Scquizzato
Dinanzi alla caduta, al limite, all’offesa dell’altro, Gesù invita a tentarle tutte per ristabilire un rapporto vitale. Ora, se l’altro s’ostina a non riconoscere il male commesso, Gesù dice: «sia per te come il pagano e il pubblicano» (v. 17). Il che non significa allontanarli e condannarli! I pagani e i pubblicani nel vangelo son coloro per i quali Gesù ha dato la vita. Son coloro che non sanno di essere amati, per cui il mio atteggiamento dovrà essere mostrar loro un amore capace di andare fino alla fine. Va da sè che le persone più difficili, i casi apparentemente non recuperabili in una comunità (civile o religiosa che sia) non vanno abbandonati al loro destino e condannati. Son proprio quelli da amare di più.
Gesù ricorda a questo punto, a ciascuno di noi, che tutta la comunità, ogni suo membro ha il medesimo potere di Pietro e quindi di Gesù che glielo ha conferito, ovvero il potere di sciogliere, o se vogliamo, di perdonare. Sì, perché l’unico potere che Dio possiede non è quello di legare, ma di sciogliere. Il Maestro è chiaro riguardo la sua missione: «…mi ha mandato a portare ai poveri un lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi» (Lc 4, 18). L’unico potere pienamente umano che possediamo – e quindi divino – è quello di perdonare, recuperare, salvare, riportare in vita. Gesù ci mette in guardia dal non legare l’altro nei nostri lacci, fatti di giudizi e pregiudizi, di non inchiodarlo ai suoi sbagli, alle sue fragilità, di non soffocarlo con bassi moralismi. Occorre prestare molta attenzione a non legare l’altro con nessun legaccio, perché ciò che è legato rimane legato per sempre, questo è il significato profondo di: «tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo» (v. 18a).
Giudicare una persona per il male commesso è ucciderla; identificare l’altro con il suo sbaglio è ridurlo al suo sbaglio, mentre l’uomo supera infinitamente sempre sé stesso.