
Domenica 17 settembre 2023 – Mt 18,21-35 – XXIV DEL TEMPO ORDINARIO
Omelia di don Carlo
“Perdonare di cuore” è la parola d’ordine dei discepoli di Gesù perché rompe la catena dell’odio che porta alla morte e apre la possibilità di un futuro dove la vita trionfa! Colui che ama Dio con tutto il cuore, perdona anche il fratello con tutto il cuore, per rimanere in sintonia con Dio.
Alla domanda: perché devo perdonare di cuore? C’è una sola risposta: perché Dio mi perdona!
Ci troviamo difronte ad una delle più belle notizie del Vangelo: Dio ci perdona sempre perché ci ama! Il perdono di Dio non ha limiti ed è gratis!
Il perdono è uno dei più bei regali che riceviamo quotidianamente dal Padre. Un dono che chiede di essere condiviso. Dio ci regala il perdono per non lasciarci a mani vuote quando incontriamo i nostri fratelli che ci hanno fatto del male.
Il perdono di Dio è un regalo così grande che possiamo condividerlo senza paura di rimanerne senza. Anzi più lo doniamo, più cresce! Il perdono scade quando lo teniamo per noi, ammuffisce quando lo nascondiamo nel nostro cuore, marcisce quando abbiamo paura che qualcuno ce lo possa prendere.
Oggi la buona notizia del perdono di Dio vuole contagiarci. Perdonare di cuore ai nostri fratelli è l’unico grazie, l’unica vera risposta al perdono ricevuto dal Padre. Noi accogliamo il perdono di Dio perdonando. Quando preghiamo il Padre Nostro diciamo a Dio: “perdonaci nella misura in cui noi perdoniamo!”. Chiediamo a Dio di ricordarci sempre la gratuità del suo perdono per imparare anche noi a diventare portatori di perdono agli altri. Il perdono di Dio è la misura del perdono di coloro che vogliono essere discepoli del maestro di Nazareth.
Quando non perdoniamo ad un fratello stiamo rifiutando il perdono di Dio. Perché Dio ci perdona sempre! Su questo non ci sono dubbi: sta a noi accogliere il perdono di Dio perdonando alle persone che ci fanno dei torti! Il perdono fraterno è la risposta al perdono di Dio ricevuto gratuitamente.
È necessario perdonare anche chi non è capace di chiederci perdono, o non vuole, perché così agisce Dio con noi. È necessario perdonare per prendere concretamente le distanze dal male che ci divide per indebolirci e distruggerci! Dio sempre ci offre il perdono, per questo siamo cristiani quando offriamo il perdono, quando regaliamo il perdono!
Il perdono è una decisione coraggiosa e personale, non un sentimento! Perdonare non significa necessariamente dimenticare: a volte è necessario imparare a ricordarsi senza ferirsi e senza ferire, senza soffrire e senza far soffrire. Questo è l’amore, il contrario del rancore. Perdonare è una scelta coraggiosa che ci libera e libera gli altri donandoci una pace interiore che ci fa stare bene.
Facciamo attenzione a non lasciarci condizionare dalla risposta degli altri, perché Dio non si lascia condizionare dalla nostra risposta. Sia che noi accogliamo il suo perdono, sia che lo rifiutiamo, Dio ci perdona sempre. Importante non è che l’altro accetti o meno il nostro perdono, ma che noi perdoniamo di cuore. Il perdono di Dio è la misura del perdono fraterno.
Martin Luther King diceva che chi è incapace di perdonare è incapace di amare. Dio che ama incondizionatamente, perdona sempre!
Dobbiamo perdonare gli altri perché sarebbe inconcepibile tenere per noi un dono immenso gratuitamente ricevuto. Il perdono fraterno è la nostra risposta al perdono di Dio ricevuto gratuitamente. Andare a confessarsi, frequentare la chiesa, ringraziare Dio che ci vuole bene e ci perdona non serve a nulla se non impariamo da Dio a perdonare tutti e sempre. Il perdono di Dio non si lascia imprigionare nella nostra vita e nella nostra storia, ma ha bisogno di raggiungere ogni uomo e ogni donna che abita questa terra. E li raggiunge attraverso il nostro perdono. Nella parabola il servo che non perdona è condannato perché non permette che il suo perdono diventi gioia e perdono anche per i fratelli.
La sera facendo l’esame di coscienza pensiamo: Quante volte Dio mi ha perdonato oggi? A quante persone io ho perdonato oggi?
Intenzioni di preghiera
- Per la Chiesa inviata ad annunciare il volto buono e misericordioso del Padre, affinché accolga ogni persona che bussa alla sua porta senza pregiudizi, né paure. Preghiamo
- Per i popoli in guerra e per le vittime delle ingiustizie, affinché il loro grido di aiuto raggiunga il cuore di chi ha il potere di fermare il male e lo converta. Preghiamo
- Per gli uomini e le donne che ci fanno del male, affinché, senza nulla togliere alla giustizia, sulle nostre labbra non ci siano parole di odio, ma solamente di misericordia e di perdono. Preghiamo.
- Per i giovanissimi che questa settimana vivranno la settimana di vita comunitaria qui in parrocchia e per tutti i giovani e i ragazzi della nostra parrocchia che si preparano a riprendere il cammino di fede. Preghiamo.
- Per la Comunità Papa Giovanni XXIII che oggi con l’iniziativa “Un pasto al giorno” ci sensibilizzano all’attenzione ai piccoli e ai poveri, affinché sia sempre presenza profetica nella nostra parrocchia. Preghiamo.
- Per noi che celebriamo la messa, affinché testimoniamo giorno dopo giorno l’invito del Vangelo ad essere buoni e misericordiosi come il Padre. Preghiamo.
Il commento di Sandro Gallazzi
Paolo Scquizzato
La Chiesa non dovrebbe essere il luogo dove non è permesso sbagliare, ma un abbraccio che fa sperimentare a chi cade il gusto del perdono.
Terribile quella Chiesa in cui è proibito fallire e sporcarsi; spaventosa una Chiesa divenuta scuola di migliorismo dove i suoi alunni sono impediti a muovere un dito per paura di mancare e venire giudicati.
Nella vita di relazione non c’è nemico peggiore che la giustizia.
Il servo della parabola evangelica perdonato dal re per un debito folle, tratta il suo simile – creditore di un’inezia -, non con cattiveria ma semplicemente con giustizia. La legge era chiara: se non hai denaro per saldare il debito, vai in prigione.
Il servo definito qui ‘malvagio’ è semplicemente un giusto, ha agito come prescriveva la norma vigente. Giusto ma spietato.
Si può essere perfetti osservanti delle leggi – civili o religiosi che siano – e al contempo malvagi.
Onesti e cattivi.
Gesù ci sta dicendo che in realtà esiste una forma di giustizia che sovrasta la giustizia giusta, che non si limita a dare a ciascuno il suo, bensì ciò cui l’altro ha bisogno.
Ce lo ricorda don Milani nella Lettera a una professoressa, quando scrive: «non c’è nulla di più ingiusto quanto far parti uguali tra disuguali!».
La parabola inoltre ci aiuta a non farci mai sentire in debito con Dio. Non siamo chiamati a restituire nulla alla divinità. Non dobbiamo ripagarlo di nulla. Non c’è nulla da espiare, nulla per cui sacrificarsi, nulla di cui pentirsi nei suoi riguardi. Se dobbiamo chiedere perdono non è certo ad una divinità assisa in cielo adirato per la trasgressione dei sui servi, ma piuttosto ai fratelli e alle sorelle cui si è tolta la dignità e infangato il volto che riflette quello di Dio.
Non c’è alcun debito da pagare nei confronti dell’amore, o peggio ancora da riparare, c’è solo da godere del dono ricevuto. Un figlio non potrà dare nulla al genitore per ripagarlo della vita avuta in dono, ma godendone appieno canta tutta la sua gratitudine.