Domenica 21 maggio 2023

Pubblicato giorno 18 maggio 2023 - Omelie e meditazioni

Domenica 21 maggio 2023 – Mt 28,16-20 – Ascensione del Signore

Omelia di don Carlo

Il Vangelo di San Matteo termina con Gesù che dice: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Gesù non ci abbandona. La sua Ascensione al cielo non è la fine di una bella esperienza, ma l’inizio della missione di coloro che si lasciano animare dal suo Spirito.
Gesù risorto è in mezzo a noi! Questa è la fede che da sempre anima le comunità cristiane e dà speranza a tante persone. Questa è la fede che ci riunisce ogni domenica per la messa, ci impegna a lasciare questo mondo migliore di come lo abbiamo ricevuto e ci incoraggia a dare la vita per il Regno di Dio.
Dal giorno in cui Gesù venne ad abitare in mezzo a noi, Dio si è legato in modo permanente all’umanità! Non siamo più soli, persi in una storia più grande di noi, abbandonati alle nostre forze e al nostro destino, ma c’è un Dio che ci accompagna e si prende cura di noi. Un Dio presente nella storia dell’umanità tutti i giorni, per sempre, fino alla fine del mondo.
Il Dio che aveva detto a Mosè e a tanti uomini e donne dell’Antico Testamento: io sarò con te! Adesso lo dice a noi, ad ogni uomo e ad ogni donna: io sono con voi per accompagnarvi e sorreggervi nella lotta contro il potere oppressore del male e del peccato. Io sono con voi per darvi parole capaci di accogliere, cuori capaci di perdonare, mani capaci di servire, gambe capaci di correre all’incontro di chi ha bisogno di voi… Io sono con voi!
“Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” Gesù risorto è con noi, presente nella comunità. Ogni volta che ci riuniamo in comunità, Gesù è presente. Lui stesso ha detto: là dove due o tre si riuniscono nel mio nome, io sono in mezzo a loro. Quando un gruppo di persone si riunisce nel nome di Gesù, lui è presente in mezzo a loro. La comunità cristiana ha tanti volti: la famiglia, la parrocchia, il centro di ascolto, il gruppo di catechismo… Ogni volta che ci riuniamo nel nome di Gesù, lui è presente per fare di noi la sua comunità, la comunità dei suoi amici.
Gesù è presente nella comunità cristiana e ci sprona alla missione. Non possiamo rimanere a guardare il cielo, in attesa di segnali dall’alto. La nostra missione è far vedere che Gesù è vivo ed è presente nella nostra storia.
“Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” Gesù risorto è presente nei fratelli più piccoli. Quando incontriamo una persona bisognosa, disprezzata, abbandonata, stiamo incontrando colui che volle essere solidale con loro in modo radicale. Per questo la nostra amicizia con Gesù si verifica al meglio nell’aiuto e nella solidarietà col bisognoso: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Gesù risorto invita le donne ad andare a dire ai suoi discepoli che lo avrebbero incontrato nella Galilea, nella regione dove abitavano i poveri e gli esclusi dalla società, in quel luogo da cui, secondo gli uomini religiosi, non sarebbe mai venuto fuori nulla di buono.
Gesù, presente nei poveri, muove i nostri cuori alla compassione. Gesù invita i suoi discepoli a scendere in mezzo alle povertà umane, perché lui è il Dio che innalza gli umili. Più scendiamo nelle profondità delle povertà dell’umanità, più siamo elevati al cielo come Gesù dal Padre.
“Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” Gesù risorto è presente nell’Eucaristia. Quando la comunità si riunisce per far memoria della vita di Gesù, ripete le parole che ha pronunciato nell’ultima cena e compie i gesti che ha compiuto, scopre Gesù presente come i discepoli di Emmaus. Gesù si fa presente nel pane e il vino consacrati ed alimenta la nostra fede.
“Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” Questa è la promessa di Gesù ai suoi discepoli, una promessa scomoda che ci impegna. È certamente più facile seguire e adorare un Gesù che abita i cieli, distante, nella gloria, ci impegna di meno. Scoprirlo dentro di noi, negli altri, nel mondo è molto esigente e impegnativo. È molto più comodo rimanere a guardare il cielo che sentirci responsabili ed impegnati in quello che sta avvenendo attorno a noi… Ma Dio ha scelto di rimanere in mezzo a noi per sempre: con la testimonianza e l’esempio di tante persone ci invita a rimboccarci le maniche e darci da fare.
Viviamo tempi difficili, ma per i cristiani i tempi difficili sono tempi di opportunità! Non rimaniamo ad aspettare, viviamoli da protagonisti!

Il commento di Sandro Gallazzi

Il commento di Scquizzato Paolo

La festa dell’Ascensione al cielo di Gesù, credo voglia insegnarci essenzialmente due cose:
1_ Dobbiamo prendere coscienza che ogni popolo è stato religioso e ogni religione ha rappresentato l’al di là in modo tale che i poteri dell’al di qua si sentissero convalidati e legittimati. Questa è la struttura costante delle religioni. Il potere religioso esercitato sulla massa dei credenti da parte di una piccolissima porzione di eletti, viene legittimato per “mandato divino”: ‘Dio-lo-vuole’. Con questa espressione in bocca, e la spada in pugno, nel corso dei secoli la chiesa cattolica ha ucciso donne e uomini colpevoli di professare semplicemente un’altra fede o di aver occupato i luoghi sacri a Gerusalemme.
L’establishment religioso si è sentito insomma da sempre autorizzato a presentarsi come autentica mediazione tra Dio e il mondo, il cielo e la terra, passaggio obbligato per giungere al cielo, per entrare in contatto col divino, e per conoscere con certezza l’altrimenti imperscrutabile volontà di Dio.
Ebbene, con Gesù tutto questo è finito. Tra l’uomo e Dio è saltata ogni mediazione. Scrive Ernesto Balducci: «Fra la coscienza e Dio non c’è che il puro vuoto della responsabilità umana». Finalmente adulti, la donna e l’uomo di fede fanno esperienza del divino nell’intimo della propria coscienza senza più dover chiedere permesso all’autorità costituita.
L’immagine mitologica dell’ascensione al cielo di Gesù, vuole suggerirci questo. Gesù entra ‘nella gloria di Dio’ indipendentemente dal potere religioso del suo tempo che, condannandolo a morte, lo ritenne bestemmiatore e maledetto da Dio stesso. Ed essendo Gesù il ‘primogenito tra molti fratelli’ (Rm 8, 29), dobbiamo credere che ciascuna persona è chiamata ora ad entrare nel cuore di Dio indipendentemente da ogni tipo di mediazione. Col battesimo infatti, ogni creatura diventa ‘sacerdote, re e profeta’.
2_ Nella prima lettura di oggi, Atti riporta questo passaggio: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?» (At 1, 11). Il cielo, dopo l’evento Gesù di Nazareth, si è svuotato. Non ci è più concessa alcuna via di fuga verso l’irrealtà. Non possiamo più evadere dalla responsabilità cui ci chiama la terra con tutto il suo carico di umanità in attesa. Paradossalmente con il simbolo dell’Ascensione al cielo, le alienazioni religiose (di ogni tipo) sono delegittimate, e l’uomo è restituito alle sue incombenze.
Il cristianesimo non è la religione che promette facili paradisi, dopo un sofferto pellegrinaggio in questa valle di lacrime. Non è assicurato alcun paradiso a chi diserta la terra. Più che guardare il cielo è ora di guardare molto bene negli occhi le donne e gli uomini di questo nostro tempo, soprattutto coloro che fanno più fatica a riconoscersi tali.
L’andarsene fisico di Gesù fu letto dalla Chiesa primitiva come necessario perché potesse nascere un mondo nuovo: «È bene per voi che io me ne vada» (Gv 16, 7). Un mondo nuovo costruito faticosamente senza la tentazione di demandare tutto ad un improbabile dio nascosto lassù in alto, inoculando in questa storia intrisa di violenza e morte l’antidoto dell’amore. Un mondo nuovo fatto di relazioni guarite, e in grado alla fine di scorgere il Cristo ancora presente nel volto dei senza volto.