Domenica 28 maggio 2023

Pubblicato giorno 26 maggio 2023 - Omelie e meditazioni

Domenica 28 maggio 2023 – Gv 20,19-23 – Pentecoste

Omelia di don Carlo

All’inizio Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo, soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Siamo polvere che in qualunque momento può sfaldarsi, eppure questa polvere vive! Siamo polvere animata da un soffio che ci fa vivere: lo Spirito di Dio, il soffio della vita.
San Giovanni al termine del Vangelo descrive la creazione della Chiesa. Gesù risorto incontra i suoi discepoli e li invia in missione, soffia su di loro e dice: ricevete lo Spirito Santo. La chiesa è polvere del suolo senza vita e senza utilità, ma animata dallo Spirito del Risorto diventa una comunità capace di portare speranza, consolazione e vita al mondo. Animata dallo Spirito Santo la Chiesa diventa il cambiamento che vorrebbe vedere nel mondo ed inizia a vivere la buona notizia che annuncia; inizia ad amare le persone come Gesù le ha amate prima di parlare di amore…
I discepoli di Gesù spiazzati dalla morte in croce del loro maestro si mettono al sicuro chiudendo le porte, rinunciando alla missione e piangendosi addosso. Senza lo Spirito del Risorto siamo cristiani di polvere, teologi di polvere, sacerdoti e vescovi di polvere, comunità di polvere… Solo lo Spirito di Gesù ci trasforma in chiesa vivente e vitale.
Laddove lo Spirito del Risorto viene accolto e lasciato lavorare liberamente la chiesa, animata dal soffio divino, smette di guardare al passato con nostalgia, smette di controllare e regolamentare, smette di celebrare la fede con il vocabolario e i riti di secoli fa, depone lo scettro del potere, per diventare una comunità che porta avanti il progetto rivoluzionario del suo maestro e fondatore: convertitevi e credere al Vangelo!
La chiesa animata dallo Spirito del Risorto non si ferma in attesa che i tempi difficili passino, ma vive ogni istante come un’opportunità unica per inventare modi nuovi di annuncio del Vangelo.
Oggi festa di Pentecoste gridiamo con forza: vieni, Spirito Santo! Vieni a rinnovare la chiesa! Vieni a liberarci dalla paura, dalla mediocrità e dalla mancanza di fede nella tua forza creatrice. Vieni ad aprire i nostri cuori alla novità di un Dio che continua a creare e ricreare la storia. Spronaci a non sprecare le opportunità che i tempi ci regalano, uscire per strada, aprire nuovi fronti missionari, vestire il grembiule del servizio…
Il libro degli Atti degli Apostoli ci racconta che cinquanta giorni dopo la Pasqua i discepoli di Gesù si trovavano in auto-isolamento a motivo della paura che impediva loro di uscire allo scoperto e dei dubbi che portavano in cuore.
“Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo… Apparvero lingue come di fuoco… Ed essi furono tutti pieni di Spirito…” Con queste parole la comunità di Luca narra la discesa dello Spirito Santo.
Cos’è successo? Gli apostoli riuniti in comunità fanno esperienza di una forza straordinaria che li spinge ad uscire ed annunciare a tutti la loro esperienza con Gesù, ciò che hanno visto, udito e sperimentato durante il tempo trascorso con Gesù. La buona notizia che aveva scaldato loro il cuore poteva rendere bella la vita di tante altre persone.
Gesù non lascia i discepoli arrangiarsi da soli in un mondo senza fede, ma dona loro una forza che li sostiene dal di dentro. Una forza che elimina la paura e i dubbi e li fa uscire. La buona notizia che aveva scombussolato la loro vita poteva fare del bene a tanti altri. Le parole di Gesù: “Andate ed annunciate” echeggiano nelle orecchie dei discepoli e li spingono ad uscire ed annunciare.
L’esperienza vissuta con Gesù non poteva rimanere nascosta ed essere condivisa soltanto fra discepoli. Doveva essere raccontata fino ai confini della terra e a tutte le generazioni.
Il giorno di Pentecoste uomini e donne di origini, cultura e lingue differenti sperimentarono la forza e la luce del Vangelo e credettero in Gesù. Animati dallo Spirito Santo sono entrati a far parte della comunità dei discepoli di Gesù. Nasce la chiesa, la comunità dei discepoli di Gesù!

Celebriamo oggi la festa dello Spirito Santo.
1. Lo Spirito Santo ci fa chiesa, comunità di discepoli di Gesù e missionari del Vangelo. Col Battesimo riceviamo lo Spirito Santo ed entriamo a far parte della Chiesa. Diventiamo responsabili dell’amicizia con Gesù e del coinvolgere altri in quest’avventura al seguito di Gesù.
2. Lo Spirito Santo ci perdona i peccati e ci rende capaci di perdonare i peccati. Qui c’è la radice della nostra missione: perdonare e annunciare il perdono. Questa è l’unica esperienza di Dio che noi possiamo fare su questa terra prima di morire. Perdonare è fare esperienza di Dio perché Dio è perdono.
3. Lo Spirito Santo ci rende capaci di pregare: “Padre nostro…” perché siamo figli dello stesso Padre, come Gesù. È lo Spirito Santo che fa sì che quelle parole siano parole di figli di Dio. Quando gli apostoli prendono coscienza che il Padre non li ha abbandonati non hanno più paura.
4. Lo Spirito ci dona occhi per vedere le cose di Dio. Lo Spirito Santo ci introduce alla comprensione delle cose più profonde della vita, quelle cose che richiedono occhi ben allenati per vederle: l’amore di un amico, la forza del martirio, la solidarietà, la gratuità…
5. Lo Spirito Santo è la forza interiore. Quando i nostri limiti ci bloccano e ci lasciano confusi e persi davanti agli avvenimenti della storia, lo Spirito Santo, lavora negli ingranaggi della nostra vita e ci porta a fare le cose di Dio, la sua volontà. Lo Spirito Santo è la forza per seguire Gesù.

Commento di Sandro Gallazzi

Il commento di Paolo Scquizzato

Nella seconda lettura di oggi, Paolo rivolgendosi ai Corinzi scrive: «Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune» (1Cor 12, 4ss.).
Splendido inno alla diversità.
Dio è Amore e l’amore non appiana, non rimuovere, non omologa le differenze: le esalta.
Dove c’è omologazione, laddove si afferma un ‘pensiero unico’, dove si parla una sola lingua – quella del potente di turno – e vi è un unico modo di vedere le cose e di vivere, si sta affermando di fatto una dittatura, seppure ammantata di bene.
Nei sistemi totalitari – compresi quelli religiosi – il diverso è ritenuto da sempre pericoloso, per cui lo si deve allontanare, mettere a tacere impedendogli di pensare, parlare, vivere la propria verità. Laddove invece si afferma il principio dell’amore, si moltiplicano i pensieri, le idee, ciascuno partecipa la sua ricchezza, la sua bellezza e tutto diviene fecondo.
L’amore si dà solo nella differenza. Meno facciamo esperienza dello Spirito maggiormente saremo insofferenti alle differenze con cui verremo a contatto, divenendo rigidi, intolleranti e violenti.
Adamo non accettò la differenza dal suo Dio, e Caino non riconobbe Abele come ‘altro’ da sé. Le conseguenze le conosciamo.
Dove non si fa esperienza dello Spirito, si troverà sempre il modo di eliminare i diversi, ostentando magari d’essere stati fedeli al dio monolitico e pesante come un macigno.
Lo Spirito attesta che il diverso non è più il nemico da cui difendersi o da sopprimere, ma ricchezza di cui godere proprio perché accolto nella sua diversità e lontananza, col suo carattere, il suo credo religioso o nel suo agnosticismo, col suo orientamento sessuale e il suo stile di vita.
S’imparerà così a fare dell’alterità il luogo dell’incontro, della festa e del perdono. Si accetterà finalmente che l’altro possa essere diverso da me, imparando pian piano la sua ‘lingua straniera’.