
Domenica 5 novembre 2023 – Mt 23,1-12 – XXXI DEL TEMPO ORDINARIO
Omelia di don Carlo
Le apparenze ingannano!
Nel Vangelo Gesù condanna l’incoerenza e la mancanza di sincerità nella nostra relazione con Dio e col prossimo. Ci aiuta a meditare sull’ipocrisia di ieri e di oggi e prenderne le distanze.
Gesù prende posizione contro l’ipocrisia dei leader religiosi, tra cui spiccano scribi e farisei. Riconosce la loro autorità ed invita a fare quello che dicono, ma non imitare quello che fanno. L’errore è che essi non testimoniano nella loro vita quanto predicano. C’è un’incoerenza tra le parole e la pratica. Forse qualche parola in meno e qualche buona azione in più sarebbe auspicabile.
San Matteo si accorge che, nelle sue comunità, la seconda generazione di cristiani correva il rischio di trasformare il movimento di Gesù in un gruppo elitario diretto da maestri sapienti, da padri spirituali autoritari e da capi superiori agli altri. E ricorda che Gesù sognava una comunità di persone alla pari, con responsabilità di servizio differenti, ma accomunate dal desiderio di seguirlo.
Gesù parla ai capi religiosi e contesta un certo fondamentalismo che si traduce in un’osservanza rigorosa della dottrina e della morale. Le leggi, la dottrina e la morale nella chiesa esistono per servire e favorire la sequela di Gesù, esistono per aiutare ad essere buoni cristiani, ma non potranno mai prendere il posto del Vangelo.
Per noi oggi questo brano del Vangelo è un invito a disintossicare la Chiesa e la nostra comunità da tutto quanto legittima le differenze a scapito della fratellanza. La fratellanza nasce dall’esperienza di Dio che è Padre di tutti e fa di noi fratelli e sorelle. La comunità di Gesù deve infatti mantenere e legittimare la fraternità, non le differenze. Questa è la legge base: siamo tutti fratelli e sorelle! Gesù non ama i titoli perché rischiano di essere usati per legittimare il potere e creare differenze e non per alimentare e rafforzare la fraternità e il servizio.
Questi versetti ci fanno venire in mente persone che si sono allontanate dalla fede scandalizzate o deluse dalla condotta della chiesa accusata di non essere fedele al Vangelo, né agire in coerenza con quanto predica. E non possiamo dare loro torto. Tuttavia, è bene fare attenzione che la mediocrità della Chiesa non giustifichi la mediocrità della nostra fede.
La chiesa dovrà cambiare molto, ma importante è che ciascuno di noi ravvivi la propria fede, che impari a credere in modo diverso, che non viva eludendo Dio, che segua con onestà la voce della propria coscienza, che cambi il proprio modo di vedere la vita, che scopra l’essenziale del Vangelo e lo viva con gioia.
La Chiesa dovrà superare le sue inerzie e paure per incarnare il Vangelo nella società moderna, ma ciascuno di noi deve scoprire che oggi si può seguire Gesù in modo più vero che mai, senza falsi appoggi sociali e senza abitudini religiose. Ognuno di noi deve imparare a vivere in modo evangelico il lavoro e la festa, l’attività e il silenzio senza lasciarsi plasmare dalla società e senza perdere la sua identità cristiana.
La Chiesa dovrà rivedere a fondo la sua fedeltà al Vangelo, ma ciascuno di noi deve verificare la qualità della propria adesione a Gesù. Ognuno di noi deve prendersi cura della sua fede nel Dio di Gesù. Il peccato e le miserie degli uomini di chiesa o gli scandali dell’istituzione non ci dispensano e non ci sollevano dalla nostra responsabilità personale. La decisione di accogliere il Vangelo o respingerlo è soltanto nostra.
La Chiesa dovrà risvegliare la sua fiducia e liberarsi da vigliaccherie e diffidenze che le impediscono di infondere speranza nel mondo attuale, ma ognuno di noi è responsabile della propria gioia interiore. Ognuno di noi deve nutrire la propria speranza andando alla fonte che è Gesù e il suo Vangelo.
Preghiere
- Per la chiesa affinché la fraternità abbia la meglio sui ruoli, la comunione sulle responsabilità, il servizio sul potere. Preghiamo
- Per il sinodo e per coloro che sono chiamati a discernere quali passi compiere nei prossimi anni, affinché siano docili allo Spirito Santo. Preghiamo
- Per la nostra comunità, affinché la corresponsabilità sia vissuta concretamente e lo Spirito Santo ci suggerisca cammini di responsabilità condivisa. Preghiamo
- Per la nostra diocesi e per le sue parrocchie, affinché intraprendano percorsi di reciproca conoscenza e stima. Preghiamo
- Per le varie realtà che rendono bella la nostra parrocchia, affinché ciascuna faccia del proprio meglio per costruire comunità e comunione. Preghiamo
- Per gli amici e le amiche che festeggiano le leve, affinché celebrino con gratitudine il dono della vita. Preghiamo
Sandro Gallazzi
https://youtu.be/wb1jtG0HwyI?si=Zj8dwScKGRD3kgOx
Carlo Vallati
Rimproveri sul fingere e l’apparire
Paolo Scquizzato
La ‘religione’ – da sempre – porta con sé il rischio di trasformarsi in mezzo di potere e asservimento delle persone – educate ad obbedire più che a pensare – facendo loro credere che ciò che è comandato coincide con la stessa ‘volontà di Dio’!
Gesù comprese bene dove poteva giungere la perversione del potere religioso: arrivare a spacciare per ‘volontà di Dio’ ciò che è solo un coacervo di precettistica umana, schiacciando di fatto donne e uomini con pesi insopportabili quando ‘i capi religiosi’ non li muovono nemmeno con un dito: «Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini» (Mc 7, 7).
Gesù è chiarissimo a riguardo: ‘non lasciatevi ingannare’. Non chiamate nessuno maestro, capo, padre… Ma soprattutto, nessuno si faccia guida di alcuno!
Tuttavia accora oggi, in molti ambienti religiosi pare non sia dato muoversi o proferire parola se prima non si è ricevuta l’autorizzazione dall’alto, il placet dell’autocrate di turno, la ‘guida illuminata’ che dichiari puntualmente cosa fare, cosa dire, come muoversi, cosa credere e persino come amare.
E questo potere di alcuni di guidare le coscienze – non conferito loro da nessuno – è semplicemente anti evangelico: “E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo”.
E sarà ancora Gesù medesimo ad indicare nel servizio al prossimo l’unico potere da esercitare: “Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti”.